La fille de nulle part (2012) Jean Claude-Brisseau
- 9 feb
- Tempo di lettura: 15 min
Aggiornamento: 1 apr
La fille de nulle part (o La ragazza dal nulla) è il penultimo lungometraggio di Jean Claude-Brisseau (1944-2019).
Il film di Brisseau uscì in sala, in Francia, nel 2012, poco dopo la sua prima internazionale al Locarno Film Festival e dove, nello stesso anno, ricevette il Pardo d’oro.
O mon Dieu, ouvre-moi les Portes de la Nuit, il film si apre così, con questa citazione di Victor Hugo, per poi proseguire all’interno dell’appartamento di Michel, il quale si scoprirà essere interpretato dallo stesso Jean Claude-Brisseau.
Si scoprirà, inoltre, che l’appartamento parigino in cui si dispiega gran parte della narrazione filmica è il medesimo del regista.
L’inquadratura che segue le parole del poeta francese – inserite nell’incipit del (primo) film (realizzato da Brisseau, in digitale) – mostra la scrivania di Michel mentre quest’ultimo rilegge quanto appena trascritto a penna sul suo block notes. Accanto agli appunti si notano, nel frattempo, le seguenti letture: Totem et Tabou di Freud, Le mythe de la naissance du héros di Otto Rank e Origine et fonction de la culture di Géza Róheim.
Michel avverte dei rumori di colluttazione che sembrano provenire dall’esterno del suo appartamento. Sul pianerottolo, tra una rampa di scale a l’altra, un uomo sta colpendo una ragazza accasciata sui gradini. Michel esce dalla porta di casa e assiste alla fuga dell’uomo che lo ha sentito arrivare.
La ragazza, che scopriremo chiamarsi Dora, è insanguinata e priva di sensi. Michel la solleva da terra per portarla in casa e allontanarla dal pericolo. Dora, dopo aver ripreso momentaneamente i sensi, farà giurare a Michel di non chiamare né la polizia né un medico. Ma lui, pur assecondando la richiesta della ragazza e lasciandola momentaneamente riposare sul suo divano, avvertirà quel che scopriremo essere un suo fidato amico, Denis, affnché possa medicarla e con cui possa inoltre condividere quanto di insolito accaduto poco prima sotto i suoi occhi.
Denis, prima di andar via, invita Michel a diffdare della ragazza e lo esorta ad avvertire le autorità per evitare che quest’ultima possa rivelarsi una malintenzionata libera di agire sotto il suo tetto a scapito delle sue buone intenzioni. Michel, però, decide di non seguire i suoi consigli e di rispettare la scelta di Dora.
Il libro che vedremo stavolta – come spartiacque – al centro dell’inquadratura tra il risveglio di Dora e il primo vero dialogo tra lei e Michel sarà, invece, Rêve du mythe: il primo volume delle opere complete di Karl Abraham.

MICHEL - Stai provando a leggere la mia mente.
DORA - Forse sono una maga. Non illuderti. Sei un libro aperto.

Durante questa conversazione, che Michel definirà come il dialogo più interessante per lui, dopo molto tempo, e Dora – invece – come un monologo più che come un dialogo, la ragazza, prima di chiedergli se potrà restare lì quella notte, parlerà di una "memoria con riflessi", riferendosi – con sorpresa per Michel – alla sua atipica capacità di ricordare quanto dapprima vissuto.
Al termine del dialogo-monologo si scopre inoltre che Michel è un professore di matematica in
pensione rimasto vedovo da trent’anni.
Giunta la notte Michel sente degli rumori ambigui che arrivano a svegliarlo e giungendo in corridoio si interfaccia con una figura misteriosa che, rimanendo in piedi sul fondo, e con indosso un velo nero, svanirà poco dopo. Michel a quel punto, stropicciandosi gli occhi con tranquillità, mostra allo spettatore di credere che si sia trattato di nulla di più che di un’allucinazione.
La visione, ad ogni modo, farà sì che Michel si diriga verso la parte opposta del corridoio, dove – sulla sinistra – si trova la camera in cui sta riposando Dora.
Quando Michel apre la porta della camera da letto di Dora la vede assopita, ma lo spettatore ha come
l’impressione che non si accorga della grossa lacrima che sta rigando il suo volto a partire dal suo occhio destro. Michel infine, vedendo Dora che dorme, chiude dietro di sé la porta della stanza.

Al suo risveglio, Dora vaga per casa, e – assieme a molti riferimenti cinematografici, e a una sconfinata libreria – nota anche delle suggestive immagini presenti sul monitor del computer di Michel che, poco più tardi, spingerà l’uomo a svelarle in che modo – da alcuni anni – stia cercando invano di portare a termine la scrittura di un libro.
Quelle riproduzioni pittoriche appena scoperte da Dora ritornano nel suo successivo confronto con Michel, durante il quale entrambi riprendono il discorso sull’empireo in esse raffigurato, e quindi sul sogno e sul surreale. Michel mostra a Dora una conversazione tra lui e un suo amico, svoltasi all’interno di un ospedale psichiatrico. Al termine del filmato Dora chiede a Michel di raccontarle del
libro che sta scrivendo.
Michel racconta allora a Dora di un momento rivoluzionario della sua giovinezza. Quando, nel Sessantotto, un suo caro amico decise di impiccarsi quando vide il suo sogno svanire, alludendo quindi - attraverso la volontaria immersione in questo ricordo - all’importanza che il peso della delusione possa avere sulla nostra vita.
Nel frattempo, a partire da una prima lettura delle bozze raccolte da Michel per il suo lavoro, Dora apprende anche il titolo di quello che potrebbe divenire, un giorno, il suo libro.

Da quel momento in poi iniziano a verificarsi degli accadimenti senza un’apparente spiegazione.
Michel, dopo essersi svegliato la mattina seguente, apprende che Dora ha trascorso la notte rimanendo sveglia nell’appartamento, rassettandolo da cima a fondo. Michel vede un mozzicone di sigaretta muoversi nella direzione contraria del vento e, poco dopo, avverte nuovamente dei rumori sospetti, stavolta più riconducibili a luogo in particolare della casa, una porta che si trova nel mezzo del corridoio. Eppure anche stavolta, quando Dora – dopo un primo momento di suspence – aprirà la porta dello sgabuzzino non ci troverà nulla di strano. Michel, allora, allude all’eventuale presenza di un ratto in casa.
Dora, con la sua borsa in spalla – recuperata la notte precedente da una conoscente, alla quale avrebbe lasciato, prima di essere aggredita, quel poco che diceva a Michel di possedere – si allontana dalla casa di Michel, ringraziandolo per il suo aiuto. Michel allora, ritrovandosi interdetto di fronte alla sua decisione, le chiede se gli capiterà mai rivedrà mai e lei, uscendo di casa, per raggiungere un ragazzo che mostra di aspettarla in sella a una moto, risponde semplicemente: chissà.

Durante una passeggiata sul lungosenna Michel racconta all’amico Denis di aver medicato Dora dopo l’aggressione e poi del recente allontanamento della ragazza. Michel riferisce quel poco che ha appreso da Dora durante il breve tempo che lei ha trascorso nella sua abitazione. Dora, spiega Michel, non ha una dimora fissa, è piuttosto insolito il suo comportamento, ma – contrariamente a quanto possa credere il suo interlocutore – lui sostiene che non crede affatto che sia una delinquente.
DENIS - Cosa vuole da te?
MICHEL - Nulla.
In un reciproco confronto sulla vita che i due conducono, nonostante si possa immaginare che entrambi gli uomini siano pressoché coetanei e alquanto in simbiosi, Denis riflette sulla noia che avverte nonostante abbia una vita che considera perfetta, piena di impegni, con una moglie, dei figli, dei passatempi che si adattano alle sue passioni, del lavoro ancora da portare a termine, dei nuovi progetti. Denis ammette di sentire che sta invecchiando e vedere la solitudine che prova come una debolezza. Michel, invece – rispetto a Denis – ammette come la solitudine sia finita per essere sua amica.
I due infine tornano a parlare di Dora. Ma Michel, trovandosi a ribattere alle allusioni di Denis (su quella che il suo amico considera essere nient'altro che la nascita di un ipotetico desiderio erotico nei confronti della ragazza), afferma con convinzione che quel che lo porta ad interessarsi a Dora non abbia realmente nulla a che vedere con quello che lui stia cercando di insinuare.
Mentre fa ritorno a casa Michel viene fermato in strada da una sua ex studentessa. La ragazza, che è ora in partenza per la Spagna, e che si trova – in quel momento – a Parigi soltanto per casualità, spiega a Michel di averlo notato da lontano e di essergli andata incontro volontariamente a passo spedito soltanto per ringraziarlo. La ragazza confessa al professore di averle aperto gli occhi e esprime la sua gratitudine nei suoi confronti per averle fatto guardare le cose e il mondo, attorno a lei, in modo diverso.
- Sembravi sempre triste. Tranne a volte durante le lezioni, e il mercoledì al tuo film club. […] Noi tutti cercavamo di capire come mai insegnassi matematica e non cinema o filosofia.
Quando Michel torna a casa avverte nuovamente un rumore sinistro provenire dallo sgabuzzino. Apre la porta, stavolta c’è una trappola per topi, ma nessun topo.
Nel richiudere la porta alle sue spalle, però, Michel sente il tonfo di una bottiglia appena caduta a terra. Si accinge allora raccogliere l’acqua caduta sul pavimento, lasciando infine aperta la porta dello sgabuzzino. Da quest'ultima, nel frattempo, lo spettatore – in assenza di Michel nel profilmico – vede i contorni della porta illuminarsi, come se una fonte di luce provenisse dal suo interno.
Pochi istanti più tardi, accompagnata da una musica angosciante, una figura coperta da un lenzuolo bianco taglia lo schermo, uscendo dalla porta sulla destra al salotto e muovendosi verso sinistra, dove Micael si trova a reagire istintivamente brandendo un coltello.
Nell’inquadratura successiva Michel è rivolto a terra, e Dora, che nel frattempo aveva duplicato realmente le chiavi del suo appartamento prima di andarse, ha appena fatto ritorno in casa.
DORA - Cosa stai facendo sul pavimento? Stai cercando una postura che ti aiuti a trovare l’ispirazione?

Dora vede Michel ancora steso a terra. Lui apre gli occhi e scopre che Dora è stata lasciata dall’uomo con cui era fuggita in precedenza.
DORA - Vengo lasciata da tutti quelli di cui mi innamoro.
MICHEL - Dovresti inserire l’amore nella lista delle cose che ci deludono.
DORA - Ho fatto un sogno su di te. Stavi urlando ed eri circondato da spiriti maligni.
MICHEL - Come puoi vedere spiriti nei tuoi sogni e perfino quelli maligni?
DORA - Non ne ho idea.
Al termine della breve conversazione stavolta è Dora a sollevare Michel da terra e ad aiutarlo facendolo accomodare in cucina e offrendogli qualcosa da bere. I due brindano al ritorno di Dora e il giorno dopo, dopo un dialogo in cui Michel si dilunga sulla sua conoscenza dei miti, degli archetipi, e delle credenze e delle religioni derivate dalle sue passate ricerche, entrambi optano per la visione di un film. Michel e Dora, seduti uno al fianco all’altro e divisi soltanto dalla luce del proiettore in salotto, iniziano a lavorare insieme al libro.
Dopo un primo confronto sul lavoro Michel sorprende Dora a piangere in camera sua. Dora spiega di rimanere sempre da sola poiché respinge sempre tutte le persone che seduce.
DORA - Le persone sono sempre attratte da ciò che gli sfugge.
MICHEL - Quindi scappi da loro?
DORA - Io attraggo le persone, ma in uno strano modo. Tutti gli uomini che ho iniziato ad amare hanno cercato qualcosa di nascosto in me. Loro vogliono aiutarmi. Ma io sono un’anima perduta.
MICHEL - Io ti vedo come il mio angelo custode e ho bisogno di te per il mio libro.
Dora e Michel allora riprendono a lavorare al libro e durante il processo creativo di scrittura Dora chiede a Michel come abbia avuto il tempo necessario per innamorarsi di sua moglie se ha trascorso tutta la sua gioventù a studiare senza sosta. Michel reagisce perentoriamente alle parole di Dora dicendole a essere stato devastato dalla morte della donna e di come soltanto il suo lavoro e le sue ricerche lo abbiano aiutato gradualmente a riemergere in superficie.
Michel infine invita Dora a scrivere ciò che sta per dirle. Dora annuisce e inizia a trascrivere la sua riflessione.
MICHEL - Più forte è il dubbio, più vicino sarà alla realtà, e nulla si accoppierà con il silenzio. Il silenzio dei grandi mistici.
DORA -Ma cos’è questo silenzio e questo nulla?
MICHEL - È la speranza che ci ha tenuto in vita sin dall’alba dei tempi. Scrivi!
Più forte è la fede, più grande è l’aderenza alla fede, e più sarà delirante il comportamento.
DORA - Come? Nessuno ci aiuterà.
MICHEL - La società capitalista sicuramente no. Ma la sofferenza, sì.
Durante lo scambio tra i due, Dora si rivela essere improvvisamente assorta in una visione.
La mdp mostra – infatti – pochi istanti dopo: la presenza, sulla soglia, tra il corridoio e il salotto di Michel, di due figure di donna. Entrambe, vestite di bianco, potrebbero rievocare allo spettatore le due gemelle in Shining (1980) di Stanley Kubrick.
Michel, pur voltandosi nella direzione delle due donne, non riesce a vederle, ma, accorgendosi ugualmente della visione di Dora, la invita a mostrargli quel che ha visto.
Dora prende allora un tavolino e lo posiziona al centro del salotto con due sedie, mettendo ciascuna di fronte all’altra intorno al piccolo tavolo rotondo accanto a loro e invita quindi Michel a posare le loro mani su di esso e a fare silenzio.
Il tavolino inizia a lievitare. Nonostante le sue ricerche e, al contempo, la sua forte riluttanza a credere che si tratti di fantasmi, o di un qualsiasi fenomeno paranormale, Michel tenta di scoprire invano il trucco che stia permettendo a Dora di far lievitare il tavolino.
Nel frattempo Dora si allontana momentaneamente da esso per prendere un foglio e un carboncino e incollarlo a una delle zampe del piccolo tavolo.
Il tavolino continua a muoversi disegnando la sagoma di una donna per poi agitarsi pericolosamente nella direzione di entrambi. Il mobile arriva infine a scagliarsi contro la libreria e contro uno specchio accanto ad essa, distruggendolo. A causa dell’impatto anche il piccolo tavolino collassa in pezzi a terra.
MICHEL - Cosa pensi sia successo?
DORA - Non lo so.
MICHEL - È stato strano, ma comico allo stesso tempo.
Su richiesta di Michel i due decidono di tentare di nuovo l’esperimento, per comprendere la natura o, ad ogni modo, le intenzioni dello spirito.
Appena entrambi si ritrovano nella precedente situazione appare la figura di una giovane donna nuda al di là della porta che conduce al corridoio della casa. La donna è sdraiata. Alle sue spalle: un muro grezzo, ramato, e un cielo stellato.
Al termine della visione Michel chiede a Dora di cosa possa essersi trattato. Dora risponde a Michel di non saperlo. Ad ogni modo, Michel sostiene ancora che si sia trattato di qualcosa molto strano ma di comico allo stesso tempo.
La curiosità è viva in lui, pertanto Michel dice a Dora di volerci riprovare. Stavolta Dora e Michel, dopo aver recuperato il tavolino ed essersi presi cura dei detriti, dialogano entrambi con la visione.
- Cosa sei, spirito?
- Che cosa vuoi?
Chiedono entrambi alla donna che si trova oltre la porta che conduce al corridoio ora ramato e stellato. Alle energie probabilmente generate dal desiderio di conoscenza espresso da Michel, la visione si sposta al suo fianco. Lui e Dora stavolta hanno di fronte una donna vestita completamente di nero. Di lei si vede solamente il volto pallido, che sfiora il soffitto, e il lungo vestito che scende verso il pavimento fino a fermarsi a un palmo da esso.
Michel si avventa, verbalmente, contro la visione ammettendo, spiegandole, di non aver paura di lei. La reazione feroce, ma ferma della visione, che ringhia verso di Michel, spinge Dora a trattenere Michel dall’avvicinarsi ancora a lei, e a sconsigliandogli di reagire così bruscamente. Michel continua ancora a non aver paura, ma è grazie alla volontà di Dora che entrambi assistono alla scomparsa della fluttuante donna vestita di nero.
- Incredibile.
Afferma poco dopo Michel nel vedere, tra uno dei disegni che Dora sta osservando, mentre sfoglia un libro appena comparato, quello realizzato – poco prima – durante la visione e comparando infine quest'ultimo a una fotografia di sua moglie.
- È questo ciò che lo spirito ti ha rivelato?
Chiede Michel.
- Spesso è soltanto un riflesso del desiderio di uno dei presenti.
Risponde Dora. E ancora:
- Se i tuoi problemi sono insormontabili, lasciali sulla tavola. Il tempo li risolverà per te.
Michel dice a Dora che questo era esattamente quel che diceva sua moglie in queste circostanze, rinnovando la sua supposizione di poco prima sul fatto che Dora possa essere la reincarnazione di sua moglie.
Entrambi sostengono, a diverse riprese, che se davvero così fosse potrebbero andare avanti così per secoli e che dunque si tratterebbe di un’affascinante tragedia.
MICHEL - Puoi vedere tu stessa, molto chiaramente, dove la delusione conduce. Da nessuna parte. Le delusioni riaprono vecchie ferite che pensiamo siano guarite molto tempo fa.
Michel e Dora escono di casa e, nell’attraversare la strada senza utilizzare il sottopassaggio, Michel sembra voler sfidare la sorte. Dora lo segue, pur dandogli del matto.
Michel propone a Dora di ereditare tutto ciò che è suo. Dora non accetta e dice di voler andare a vedere un film. Micael quando ritorna a casa, dopo essere nuovamente uscito, ma stavolta da solo, vede Dora a letto con un uomo.
Dora esce poco dopo dalla stanza e trova Michel in cucina. Michel allora le chiede dove sia il ragazzo. Dora dice che questo è già andato via. Michel ammette che gli sarebbe piaciuto conoscerlo e le chiede se questo comportamento non sia dovuto al suo bisogno di rifiutare apertamente la proposta che lui le aveva fatto poco prima.
Quando Dora sembra voler sapere cosa Michel si aspetti da lei, lui risponde dicendo di voler condurre un altro studio sul paranormale e sulla parapsicologia per il resto del tempo che gli è rimasto. Qualcosa che continui a farlo sentire interessato e calmo.
Poco dopo Michel e Dora, avranno una seconda conversazione sulla scrivania, al termine della quale avranno concluso anche la stesura del libro.
DORA - Credo che siamo arrivati alla fine.
MICHEL - Agli esseri umani restano soltanto tre opzioni: la fede e il suo corollario: “felici coloro che hanno una fede cieca”; la scienza con i suoi quesiti irrisolti, lasciandoci da soli a interfacciarci con il problema dell’esistenzialismo; e, infine, l’ignoto, l’indicibile e il silenzio.
Nel quadro filmico, in completa allusione allo schermo del computer di Michel, appare la seguente citazione di Van Gogh:
Je suis bien, dans la vie et dans la peinture, me passer du Bon Dieu. Mais je ne puis pas, moi, souffrant, me passer de quelque chose qui est plus grand que moi, qui est ma vie: la puissance de créer.
Dora è immersa nella lettura di un libro mentre resta adagiata su una poltrona del salotto (dove, poco prima, è apparsa in silenzio la visione). Lì dove i due coinquilini hanno finora avuto la maggior parte dei loro scambi dialettici, Michel si avvicina a Dora porgendole una copia, fresca di stampa, delle pagine che racchiudono il loro lavoro.
L’inquadratura mostra nuovamente il titolo dello scritto: Riflessioni e analisi critica delle nostre credenze, mentre è Dora a tenere in mano la copia. Sulla copertina, soltanto in quel momento, Dora si accorge che c’è anche il suo nome (Dorothée Thomé) accanto a quello di Michel (Deviliers).
Michel e Dora decidono di festeggiare la conclusione dell’opera.

Michel e Dora, per l'occasione, indossano entrambi abiti neri, eleganti. Sovrastati da festoni dello stesso colore dell'ambiente che li circonda e dei loro abitano, e che pendono dal soffitto, Michel e Dora restano in piedi, uno di fronte all’altra. Poi dando entrambi il fianco destro a una tavola apparecchiata con alcune bottiglie di Champagne, i due brindano.
- A te che mi hai dato tanto.
Afferma Michel porgendo il calice verso Dora.
- No, a te che mi hai aiutato in un periodo buio della mia vita.
Risponde Dora.
- A noi due, allora, e al futuro.
Continua Michel.
- Non potrei essere infelice anche se lo volessi.
Il brindisi è concluso e Micael invita Dora ad andare a recuperare altre bottiglie di Champagne. Fuori piove. Michel e Dora scendono in strada. Fuori dal palazzo vediamo due figure, una di uomo e una di donna, osservarli in lontananza. Dopo aver acquistato le bottiglie di Champagne Michel e Dora rientrano nel cortile del palazzo, ma Michel invita Dora a salire. Dice che la raggiungerà tra pochi istanti.
Nel frattempo, mentre Dora accende delle candele e posiziona le bottiglie sul tavolo, versandone il contenuto nei calici, Michel viene aggredito dalla figura di uomo che si era intravista poco prima appena fuori dal palazzo.
L’uomo brandisce un coltello e sembra volerlo inizialmente rapinare. Di risposta al rifiuto di Michel nei confronti dell’aggressore, che arriva a spingere l’uomo lontano da lui nel cortile, quest’ultimo si allontana verso il cancello per poi tornare nella sua direzione, e accoltellarlo più volte fino a darsi alla fuga.
Nell’ultima sequenza del film la mdp volge nuovamente la sua attenzione a Dora che, nel riempire l’ultimo calice di champagne in soggiorno, sente il rumore della porta di casa.
Dopo alcuni istanti vede Michel comparire sull’uscio della porta del salotto mentre si rivolge a lei senza forze per poi accasciarsi sul pavimento.
Dora nota il sangue sulla sua camicia e una delle ferite al petto, rimaste dapprima celate dal nero del suo vestito.
Michel ringrazia con un filo di voce Dora per l’incanto che ha portato nella sua vita e nel momento in cui avverte che Michel sta per esalare il suo ultimo respiro Dora lo bacia.
La mdp muovendosi mostra il corridoio della casa di Michel. Stavolta dal punto di vista del salotto.
Michel e Dora adesso sono assenti e lo spettatore può osservare il luogo esatto della casa in cui entrambi erano seduti, uno di fronte all’altra, pochi istanti prima. Al di là della porta, come nella visione, si intravede nuovamente il muro ramato e – al centro – quel che sembra un rettangolare quadro-monolite raffigurante un cielo notturno stellato.
Una luce rosea permea la visione della stanza mentre l’inquadratura si muove in direzione del cielo stellato.
I titoli di coda presentano i personaggi fornendo alcuni indizi sull’identità delle figure di donna e di uomo (La Mort e Son exécutant) apparse anonimamente nelle sequenze finali dell’opera.

Conclusioni
La fille de nulle part sembra avere una struttura circolare. Il film, infatti, si apre e si chiude mostrando allo spettatore un cielo stellato e probabilmente soltanto all’apparenza fittizio.
Il film di Jean Claude-Brisseau abita una dimensione altra, in cui talvolta nulla sembra accadere se non attraverso i dialoghi dei suoi personaggi, eppure, al contempo, in cui tutto sembra poter accadere in una dimensione che si rivela allo spettatore esclusivamente attraverso i pensieri, le sensazioni, di Michel e Dora, oppure le diversi manifestazioni del soprannaturale, tra rinnovamento e ispirazioni - che sembrano essere abitate dalle loro umana presenza.
Quello di Jean Claude-Brisseau sembra essere non solo un lavoro che ripercorre le sue tracce nella cinefilia, ma anche un insostituibile e dialogante espediente per potersi addentrare nel meta-cinematografico da diversi punti di vista.
La musica e i suoni fantastici presenti nel lungometraggio sono stati curati dallo stesso Jean Claude Brisseau. Mentre, tra le musiche aggiunte da una fonte esterna, compare invece, ad esempio, in prima battuta, il quarto movimento della Sinfonia n°5 di Mahler.
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