Atarassia (2022) l'incontro con l'Iceberg di Nathan Aprile
- 8 feb
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Aggiornamento: 9 feb
Come si può trasmettere allo spettatore la sensazione di voler fuggire via?
Tendenzialmente nel ripercorrere l'etimologia del termine atarassìa si suole passare dall'imperturbabilità al perturbante in azione. Nel film di Nathan Aprile, invece, lo spettatore sembrerebbe dover procedere su questa via, ma a ritroso.
Quel che emerge sin dai primi istanti della visione del film è la volontà del regista di condurre uno studio attento e scrupoloso, un puro - e chissà se inconsapevole - esercizio estetico.
Si tratta di un voler raccontare per immagini, una scelta che - scopriremo - essere alla base della ricerca del regista.
Con un'esplicita volontà d'ispirazione larsvontriana, Atarassia (2022) gioca a dadi con la tensione scaturita dall'isolamento.
Al di là di ogni tecnicismo, la percezione del respiro della camera è la prima nota interiore davvero distorta.
Quest'ultima, essenziale, dona allo spettatore una sensazione di una pericolosamente estendibile prossimità, lasciando che lo sguardo della sua protagonista - Anna - possa richiamare quello dello spettatore, prescindendo dal fatto che quest'ultimo possa o meno essere disposto a empatizzare col suo vissuto.
Lo sguardo di Anna è uno sguardo che indietreggia, ma che affronta la camera da presa. Uno sguardo che, nel suo percepibile desiderio di indietreggiare, sembra già varcare una prima soglia.
Le associazioni campo-controcampo, tra figura umana e figura rappresentata, segnano in Atarassia (2022) un confine in rapporto all'intimità della protagonista.
Nel frattempo, in esplicito riferimento a Bergman, la mano aperta della giovane donna si posa su una finestra di luce blu mentre la sua sagoma resta in piena ombra. Non indugia su alcun volto quanto sulla trasfigurazione luminosa di quella che scopriremo essere un'eterea presenza nell'appartamento. Un filtro, quasi, tra lo spettatore, la camera e la protagonista.
Una lampadina - muta forma - è sospesa ed è l'evanescente promessa, forse, di un primo consapevole incontro con l'Iceberg.



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