Felice Film Festival: si apre la scatola magica con Dagon di Paolo Gaudio
- 29 mag
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Aggiornamento: 30 mag
Il Felice Film Festival ha aperto ieri le sue porte nel cuore di Testaccio, sotto la direzione artistica e la selezione dei film a cura di Marco Vinz Pinavaia e di Cecilia Rizzuto. La scatola magica, o prima edizione del film festival del Chuormo, resterà aperta fino a sabato 31 maggio.

Felice Film Festival nasce dall’esigenza di portare qualcosa di diverso, di più specifico. Dopo un anno di non casa abbiamo fatto tanto scouting e da qui nasce l’accoglienza per 4 generi differenti: fiction, documentario, animazione e sperimentale.
Ieri, come straordinario Film d’apertura, per la sezione animazione, è stato proiettato Dagon (2024) di Paolo Gaudio.

Se può sanguinare, possiamo ucciderlo.
Nel film realizzato in stop-motion da Poalo Gaudio tutto ha inizio da un elemento imprescindibile.
Gli emblematici libri presenti in scena, in Dagon, hanno dato vita - nella realtà del regista - a quella che è oggi una mitologia e, a suo dire, tutto partirebbe da questo, da quando studiava filosofia.
Da grande appassionato di alcuni scrittori, nello studio, il regista racconta nel presente di aver amato soprattutto l'idea che il terrore dovesse stare dentro di noi, ma anche nelle profondità dell'abisso, addirittura nello spazio cosmico, nell'inconoscibile. E che dunque, in un certo senso, l'essere umano non sia da subito al centro di questa catena alimentare rappresentata nel film, che non sia quindi tra i padroni del mondo. L'uomo infatti, nell'universo descritto da Dagon, è visto piuttosto come una sorta di parassita, destinato a scomparire.
E ad Oggi, dunque, secondo Gaudio - pensando soprattutto ad alcuni scrittori a cavallo tra Ottocento e Novecento, come ad Edgar Allan Poe, a Franz Kafka e a H.P. Lovecraft - si possono fare due conti.
Dagon folgora lo spettatore con tracce rielaborate provenienti dall'Espressionismo tedesco, dai film di Mario Bava e dal Fanta-horror degli anni '80-'90.
Gaudio in questo film ripropone a se stesso e agli spettatori una domanda che lo aveva fatto riflettere già tempo addietro, ovvero chi, tra gli uomini, potesse affrontare questo potere cosmico. E da questa domanda ne trae ispirazione per descrivere visivamente il terrore - in Dagon - del suo protagonista.
L'uomo è sul punto di diventare pazzo, cominciare addirittura a ridere quando è a un passo dal non ritorno e a perdersi in questa follia.
Dagon però aggiunge anche un altro elemento a questo quesito, immaginando che il terrore cosmico potrebbe essere affrontato da qualcuno con la schiena dritta. E l'unica risposta possibile - fra i prescelti - è Arnold Schwarzenegger.
Gaudio lavora da vent'anni con la tecnica dello stop-motion e la ama profondamente nella sua semplicità e anche, a volte, nella sua rozzezza. Una semplicità che nella sua malleabilità a favore dell'occhio e della mano del creativo non può che racchiudere dentro di sé, secondo il regista, lo spirito più puro del cibo. Quello di farci stupire e meravigliare con quel che si ha, senza dover per forza costruire un orpello gigantesco che ci consenta di raccontare.

Noi raccontiamo con un pezzetto di pongo e ci divertiamo a credere che sia un mostro terribile che distrugge tutto quello che incontra.
Il film è nato nella mente del regista 10 anni fa, quando ha iniziato a scrivere il primo soggetto. Poi è stato ripreso a distanza di tempo e realizzato in meno di un anno. Ora chi ha la fortuna di vederlo, e di entrare nel viaggio di Dagon, potrà confrontarsi con la figura di un eroe che nasconde in realtà un pensiero politico.
Qualcosa che un po' ci appartiene e con cui tutti noi siamo cresciuti, cioè che qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa noi facciamo, noi siamo buoni.
E se invece prendessimo esempio dai grandi antichi e rimettessimo, in crisi, in discussione, tutto quello che abbiamo creato?
Se la domanda incuriosisce anche voi iniziate con disfare la pila di libri e con l'immaginare un inseguimento!



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