Entrare nella leggenda politicamente e di sguincio: abitare l'archivio con TWST di Andrei Ujica
- 28 mag
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 29 mag
Come si può entrare in direzione obliqua in una leggenda pur riportando i fatti reali per come sono accaduti?
Come spiega il suo autore, TWST è il suo ultimo film. Andrei Ujica è un regista romeno trasferitosi in Germania negli anni Ottanta e che il 28 maggio ha tenuto una masterclass in collaborazione con il CSC (Centro Sperimentale di Cinematografia) per analizzare la dinamica dei rapporti di potere che sono presenti nei suoi lavori dai primi anni Novanta.

TWST - Things We Said Today (2024) quest’anno è stato il film di apertura della terza edizione di Unarchive Found Footage Fest, il festival internazionale dedicato al riuso creativo del materiale d'archivio. La pellicola del regista Andrei Ujica è stata proiettata il 27 maggio a Roma, al Cinema Intrastevere.
Il mio è un film non troppo lungo. Sono ’85 minuti, spiega Andrei Ujica. Penso che questa sia una dimostrazione che si può creare una narrazione con i film d’archivio e non per forza con i film di finzione. È prima di tutto un film storico. Una dimostrazione che il profilo emotivo di tutta un’intera generazione era cambiata. Nasceva una generazione pop che abbiamo ancora adesso, anche se 2.1, 2.2... Non siamo più tornati indietro al pre-pop. Ed è molto diverso da quello vediamo ora, in quell’era…

TWST ha uno sguardo aperto sull'America dell'Esposizione Universale di New York, ma lo dimostra non solo nel suo attraversare le strade di Manhattan invase dai fan della storica band inglese, quanto entrando nel cuore di questi avvenimenti da una prospettiva più intima, per poi intrecciare quest'ultima con la testimonianza raccolta dal medium televisivo delle rivolte di Watts.
Nessuno dovrebbe essere disprezzato in questo modo. [...]
Siamo tutti parte della stessa società.
L'ardore creativo di Ujica si fa ricordo che, divenendo fantasmagoria, plasma à nouveau il cinema stesso. Si fa spazio all'interno della ripresa d'archivio e la abita in modo unico, mostrando come possa trasformarsi, essa stessa, da occhio-specchio del passato, a umana testimonianza, a traccia sospesa di un personaggio, soltanto apparentemente di finzione, per ricreare, oltre alla sua testimonianza, anche il suo sentire di fronte a quegli accadimenti.

TWST - come il Twist - è un film che sorprende lo spettatore perché al di là della fedele rievocazione del reale presente nell'opera si avverte nel suo substrato il terreno fertile per la rielaborazione di una leggenda. I Beatles atterrano quindi non solo negli Stati Uniti ma anche in uno strato abitabile del film di Ujica e questo dettaglio rappresenta l'innesto per un inatteso elemento di finzione in qualità di diario intimo, in forma di flusso e rammento umano come votato a rafforzare l'universale.
Il film di Andrei Ujica attraversa i filmati di archivio degli anni Sessanta e lo fa a partire dall’arrivo dei Beatles a New York per il concerto al Shea Stadium del 15 agosto 1965.
La prima inquadratura del film svela la presenza in mare aperto di una nave al largo della costa inglese. Chi si trova all’interno dell’imbarcazione presenta allo spettatore dell’epoca la prima radio libera della nazione.
Prima di abbandonare l’enfasi della navigazione la camera si sofferma su un tesserino della stampa dell'epoca, che più tardi si scoprirà appartenere a un celebre conduttore radiofonico. L’uomo in questione è anche il padre di un ragazzo che da lì a poco diverrà uno dei due protagonisti del film.
Si tratta di Geoffrey O’Brien, che, grazie a un originale escamotage, in questo caso più caro all'universo della finzione, prende attivamente parte alla narrazione. Mentre allo spettatore capita di ascoltare la voce fuoricampo di Geoffrey, la narrazione si snoda attraverso i filmati d'archivio, entrando nell'arteria sonora e tattile della visita dei Beatles negli Stati Uniti. Percorriamo per tre giorni, assieme a Geoffrey, le strade di Manhattan in direzione del loro concerto. Il giovane attraversa la città come una comparsa in qualche modo eterea, quasi come se fosse appena stata abbozzata dalla mente del regista con una biro. Geoffrey è dunque la testimonianza di una persona realmente esistita e al contempo un personaggio di finzione per le modalità in cui viene rappresentato il suo attraversamento della metropoli. Al suo fianco, molto più tardi, accadrà qualcos’altro di molto simile. Arriverà il momento dell’apparizione - su pellicola - di una ragazza più volte citata da Geoffrey nei suoi discorsi.

Geoffrey parla sin dall'inizio di lei, definendola l'amica delle farfalle azzurre. La giovane è Judith Kristen, una fan molto appassionata dei Beatles in quegli anni e che ritorna ora a far parte del nostro immaginario, e con tutto il suo entusiasmo, grazie a una trasfigurazione a un singolare tratto a penna.
Rispetto al bianco e nero di Geoffrey, i tratti che delineano la figura altrettanto evanescente di Judith sono colorati in rosa e in giallo, e l'insieme di questi colori si presenta poco più tardi in maniera triplice grazie all'apparizione di altre due fan grandi amiche di Judith. Da quel momento in poi il viaggio percorso da noi spettatori e da Geoffrey si snoda nuovamente in direzione di una fiera, di quei luoghi che si trovano in prossimità dello Shea Stadium dove i Beatles si esibiranno.
Oltre al sentimento d'attesa condiviso dai fan per il grande evento, lo spettatore avverte nel frattempo anche l'impatto dell'eredità dei filmati d'archivio che hanno finora rivelato ai suoi occhi le fratture dell'America di quell'epoca.
Il film di Ujica potrebbe quindi difficilmente non apparire allo spettatore come un continuo snodo politico e poetico già a partire dalla prime inquadrature. Iniziando, ad esempio, dalla tensione e dalla conflittualità che si genera dalla manifestazione degli interessi quasi morbosi che trapelano nell’incipit dalle domande effimere rivolte da alcuni giornalisti durante una conferenza stampa organizzata per l’arrivo del gruppo rock. Il flim, in questo senso, sembra volersi esso stesso fare strada tra la folla per assecondare piuttosto l'interesse magnetico di Judith e di quella nascente vena pop che effettivamente ama gli artisti.

I Beatles diventano per la prima volta un un polo d'attrazione mondiale per ragazzi di intere generazioni. Dall'altra parte c'è invece - come in ogni epoca - una tensione conflittuale che riceve oggi una risposta non solo dal reportage, dal momento che si parla d'archivio, ma anche e soprattutto dall’agire del personaggio di Geoffrey, quel G. che appare e scompare, che si muove nella città, mostrandosi talvolta a nostri occhi perfino sollevato dal fatto di non dover parlare con nessuno.
Geoffrey menziona infatti soltanto una volta il fatto di poter divenire anch'esso con semplicità parte del sistema-calamita che lo circonda, esplicitando allo spettatore, ma non a chi lo circonda nel contesto filmico, il destino del padre, ovvero di colui che da lì a poco salirà, in qualità di DJ, sul quel palco al fianco della band di fama internazionale.
Geoffrey è quindi consapevole di poter divenire anch’esso un magnete, eppure, nell’ipotesi di poter rivelare questa circostanza, sottolinea di non essere il tipo di persona in grado di fare una simile osservazione. Allo spettatore emerge allora un lato più mite di Geoffrey, quello di osservatore tra la folla.
Geoffrey e Judith sembrano essere agli antipodi, eppure dialogano dal primo innesto della loro voce interiore nel film proprio grazie all’unidirezionale ascolto della musica prima e durante il grande evento.
Quel che colpisce del film di Ujica è il modo in cui Geoffrey entra a far parte dei filmati di archivio. A partire dal suo modo di manifestarsi sulla pellicola si ha come l’impressione di osservare qualcuno che, in alcuni momenti, sembra guidare esso stesso la cinepresa mentre quest’ultima diventa il nostro occhio sul passato nel presente. TWST mostra quindi com'è essere G. dagli occhi della cinepresa che attraversa la città, riuscendo, da un lato, a ridare voce all'archivio in quanto tale, e, al contempo, quando è G. a essere inquadrato dalla cinepresa, a dare una nuova forma alle tracce del nostro passato.
Nei firmati d'archivio scelti da Ujica il medium è spesso protagonista oltre che tramite, le cineprese - ad esempio - sono spesso presenti in campo, perfino quando Judith appare per la prima volta alla fiera, lasciando emergere il suo desiderio di filmare.
Quando Judith inizia il suo viaggio per il Shea Stadium e sale in macchina per andare a prendere le sue amiche in direzione della fiera, lo spettatore ha la percezione che sia lei, attraverso l'occhio della camera, a scandire le varie tappe in direzione del concerto.
Alla fiera, quando vediamo Judith, vediamo anche il suo prolungamento: una piccola macchina da presa colorata tra la folla. C'è un'inquadratura emblematica a tal proposito, in cui una funivia è inquadrata dal basso come se Judith, in compagnia delle sue amiche, la stesse filmando. Un attimo dopo invece è Judith a essere in campo, insieme a loro, a bordo della funivia nella quale immaginano che i Beatles possano essere proprio lì, accanto a loro, chissà se dopo essersi travestiti per non farsi riconoscere. Le tre fantasmagoriche figure riescono a percepire la loro presenza e sono contente di questo anche se non possono vederli, esattamente, come accade al Sig. Rochester con Jane Eyre dopo essere divenuto cieco a causa del fuoco.
Secondo te, loro sono romantici?
Come sei romantica tu, credo di sì, che anche loro siano romantici.
Il successo è un altro argomento trattato sottilmente da Ujica. Se i giornalisti rivolgevano quesiti spinosi agli esponenti della rock band in merito alla possibile data di scadenza del loro successo, i fan dei Beatles ascoltando la radio si sorprendono che loro siano in quattordicesima posizione, perché dovrebbero essere i primi. La manifestazione dell'empatia dei fan è riportata al suo stato primordiale nel film di Ujica, lo spettatore, grazie alla lente di Judith e Geoffrey, la percepisce pura seppur con tutte le sue inevitabili contraddizioni.

La chiusura di TWST preserva infine un'altra meravigliosa metafora. Mentre Judith è al fianco di Geoffrey al concerto confessa di sentirsi una farfalla diversa ogni giorno come se le parole si librassero dal suo diario. Se il venerdì è una farfalla azzurra, il giovedì è una farfalla indaco. La domenica invece è la farfalla delle feste. G. allude al fatto di avere al suo fianco questa ragazza e che, a un certo punto, si fa talmente leggera da diventare essa stessa una farfalla gigante che infine si solleva da terra.
Ammiriamo questa ragazza divenire farfalla colorata dei suoi stessi colori e prendere il volo verso l'alto mentre, in quello stesso momento, le farfalle diventano decine. Centinaia, migliaia e poi innumerevoli farfalle che si liberano nell'aria e si sollevano sopra stadio di fronte ai nostri occhi.
Finché al di sopra dello stadio e al culmine di questo turbinio di farfalle appare il titolo del film in sovrimpressione. TWST - Things We Said Today.




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