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Eredità in forma di memoria affettiva con Building a Father (2025) di Francesco Bagnati: cosa succede quando la razionalità dell’IA è spronata dalla sensibilità di una ricerca

  • 22 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 23 giu

Il 27 maggio 2025 il regista Francesco Bagnati ha dato inizio alla prima giornata di proiezioni di Unarchive - Riuso di Classe presso SCENA (lo Spazio della Regione Lazio). Il suo cortometraggio Building a Father (2025) è stato proiettato in occasione della prima rassegna autonoma e collaterale al festival UnArchive Found Footage Fest che ha visto da poco concludersi la sua terza edizione.

Building a Father
Building a Father (2025) di Francesco Bagnati

Building a Father è stato realizzato attraverso il processo di riuso creativo delle immagini e in collaborazione con l'Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e la NABA (Nuova Accademia di Belle Arti di Roma).

Riuso di Classe
Unarchive - Riuso di Classe

Il cortometraggio di Francesco Bagnati si articola in quattro capitoli e si apre con una domanda. Che cos’è un padre? - si chiede il regista mentre ascoltiamo la delicatezza della sua voce fuoricampo iniziare ad indagare l'intimità sfuggente di una colonna portante.


Nel presente di una domestica sala di montaggio, di un momento scandito da una riflessione notturna, il regista si mostra di spalle e - come noi - in ascolto, tra luci soffuse, con i suoi occhi rivolti verso la consequenzialità di un archivio affettivo e con le cuffie alle orecchie, forse per evitare qualsiasi inquinamento e per privilegiare il ricordo di una vita che, in passato, rivela di essere stata documentata come un Jonas Mekas mediterraneo


Consultando l'Oracolo artificiale, che lo affiancherà nella sua consultazione dell'archivio affettivo - nel corso di un costante scambio di opinioni, Bagnati lascia che lo spettatore si addentri nel vissuto in cui egli stesso si accinge ad immergersi e re-immergersi ricostruendo, sempre attraverso un archivio - ma che stavolta non si dimostra soltanto come un esplicito riferimento, ma anche come un simbolo, del familiare - la figura di un padre.


Man mano che il corto prosegue lo svelamento del significato della parola fondamenta diventa l'equivalente visivo di una buona base, in passato, per una sconosciuta dimora in legno nel verde e per dei gesti, più famigliari, che restano in ascolto di bambini che si muovono liberamente.

Building a Father
Building a Father dir. by Francesco Bagnati (2025)

Dall'intimità della sua cabina di consultazione il regista domanda all'IA il perché di alcune sue osservazioni, chiedendo ad essa di più sull'identità dei suoi reali protagonisti.


Nel delineamento di un tratto utopico che possa far dialogare l'Intelligenza Artificiale e la sensibilità umana, Bagnati rivolge le sue domande su un piano che denota una sublime originalità, mostrando distopicamente quanto realisticamente, per l'appunto, in che modo l'analisi razionale dell'IA possa essere spronata o meno, nel contemporaneo e quindi nella precarietà del suo interesse, dalla sensibilità di una ricerca.


La domanda iniziale lascia terreno fertile per la formulazione di ulteriori domande, dentro e fuori lo schermo, creando attraverso la presenza dei due archivi, una duplice struttura dell'opera filmica. Da un lato ci sono le immagini in bianco e nero provenienti dall'AAMOD nella metafora della costruzione di un ambiente familiare - di una struttura dell'interiorità, dall'altra ci sono i filmati di archivio realizzati da chi, nella ripresa, non era interessato a un focus spettacolare, ma che seguiva invece con curiosità e rispetto i dettagli emotivi dell'umanità che lo circondava e che si accingeva a filmare.


«Osservava per capire. Faticava ad essere visto perché non voleva pesare sul mondo.»
Building a Father (F. Bagnati; 2025)
Building a Father (F. Bagnati; 2025)
‭«Stai filmando.‭..»

Alla morbidezza delle inquadrature descritte da una voce senza alcuna inflessione si accosta la sensibilità dello spettatore e quella del meta-spettatore che, nella creazione artistica e molto probabilmente senza neppure accorgersene, svela autenticamente al suo interlocutore oltre lo schermo quale sia l'eredità di quella sensibilità che lui stesso si accinge ad indagare.

27 commenti

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Ospite
24 giu

Mi ha emozionato profondamente e qst vuol dire che sai arrivare al cuore della gente 💓👏👏

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Angela
23 giu
Valutazione 5 stelle su 5.

Bellissima radice della storia

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Ospite
23 giu
Valutazione 5 stelle su 5.
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Marco
23 giu
Valutazione 5 stelle su 5.

Complimenti sinceri, lavoro di assoluto spessore

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Francesca
23 giu
Valutazione 5 stelle su 5.

Bellissimo cortometraggio

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Roma (RM), Italia

Progetto artistico critico letterario No profit a cura di Giada Ciliberto 

Giornalista Pubblicista 

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