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Il punto di vista di Chloé Barreau in Frammenti di un percorso amoroso (2023)

  • 9 feb
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 10 feb

A volte ignoriamo che l'amore può avere diversi volti, diverse voci, diverse intensità.

Questo dettaglio della nostra vita si unisce all'importanza imprescindibile della scelta di un punto di vista. Una scelta importante, se si pensa - ad esempio - ad Agnès Varda.



Dettaglio da Frammenti di un percorso amoroso
Dettaglio da Frammenti di un percorso amoroso


Chloé inizia a scrivere inconsapevolmente per immagini durante la sua adolescenza, introiettando circa sessanta ore di repertorio.

Siamo prima della rivoluzione digitale. È dunque un racconto analogico. Questo viaggio ha ancora a che fare con delle tracce fisiche della nostra memoria.


Parigi, Roma, fughe.

Una costante sensazione d'ivresse.

Libertà e proibito - in Frammenti di un percorso amoroso - si mescolano fino a giungere alla divertita scoperta futura di una ricorrente richiesta. Quella di mantenere un segreto.

Un invito passato, in lingua francese, si trasforma in un crescente desiderio di afferrare la verità nel presente.


Quello di Chloé Barreau è un racconto epistolare, universale, un racconto di formazione in cui la vastità dell'archivio lascia spazio alla sincerità dei punti di vista di ciascuno dei suoi personaggi.

È Toujours une aventure, una tendenza a rapportarsi alla memoria come ci si rapporta all'immaginazione. In fondo, allora, il più classico ma anche il più libero degli schemi.

Una volontà di trasformare in romanzo una storia d'amore mentre la si vive e infine di dare spazio ai ricordi più nitidi dei protagonisti coinvolti nella memoria di chi filmava.


L'ossessione di Chloé, nel voler trattenere il presente, potrebbe quindi tradursi in una volontà di sacralizzare l'attimo: "Tutti hanno bisogno di un archivista".

Il ritratto di ciascuna persona che filma emerge dapprima dalla sua modalità di ripresa, dalla visione delle stesse immagini d'archivio, dall'inconsapevole dunque cifra stilistica di Chloé.

Questo ritratto della regista viene poi restituito allo spettatore grazie alla successiva scrittura del fil rouge che compone, nel presente, la struttura del documentario di Chloé Barreau. E ancora una volta, infine, dalla soggettiva e, al contempo, collettiva risposta che rappresenta il cuore di questo fil rouge, ossia il racconto delle testimonianze.

La potenza di questo documentario si manifesta proprio in questa triplice e intima restituzione, di risposta a quello che danno allo spettatore, tra una testimonianza e l'altra, le immagini d'archivio, risvegliando - in tal modo - anche il suo punto di vista sulle sue storie d'amore.


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Roma (RM), Italia

Progetto artistico critico letterario No profit a cura di Giada Ciliberto 

Giornalista Pubblicista 

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