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L'emersione dell'ascolto come eredità del documentario in Ariel (2025) di Lois Patiño

  • 16 mag
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 17 mag

I migliori scrittori sono quelli che ascoltano i (propri) personaggi [...] liberi di scegliere. Come fantasmi.

Ariel Lois Patiño
Il teatro di Ariel di Lois Patiño

Lois Patiño - al Cinema Teatro Astra - parla dei luoghi e dei personaggi del suo nuovo film, Ariel (2025), ispirato a La Tempesta di Shakespeare in occasione della 43esima edizione del Bellaria Film Festival.


BFF: C’è una presenza teatrale all'interno di questo lavoro. Da una parte abbiamo il teatro, che se vogliamo è l'arte più antica del mondo, dall'altra il cinema, che si dice, nonostante la sua storia, sia l'arte più giovane, più fresca, che ha ancora moltissimo da dire in termini di linguaggio.


Quindi mi chiedevo questa tua suggestione rispetto al teatro, le fascinazioni in dialogo con il linguaggio cinematografico, da dove arriva e come hai lavorato nel momento di ricerca per questo film in particolare.


Lois Patiño: Questo è il mio quarto film. I primi film erano più ispirati alla pittura.


I miei genitori sono pittori astratti, quindi vengo da quella tradizione. Sono un filmmaker che arriva qui attraverso l'immagine, non tanto con l'acting o il teatro. I miei primi film erano film contemplativi, concentrati sull'immagine e sul landscape, come Turner, Friedrich, che erano le mie principali influenze. I miei primi film erano film contemplativi, concentrati sulla relazione con il landscape.


Poi mi sono concentrato più sulla scultura. Ho realizzato alcuni progetti, con persone paralizzate dal landscape, che diventavano statue nel luogo. Questo è stato il mio primo approccio al teatro.


Con i miei primi film più contemplativi ricercavo la relazione con l'ambiente, mi concentravo sul creare, ad esempio, delle persone che fossero delle sculture, che potevano entrare in connessione con l'ambiente. Questo è stato il mio primo approccio con il teatro. Avevo già cinque film su Shakespeare, concentrati sui personaggi femminili di Shakespeare.


Quando abbiamo deciso di lavorare insieme, abbiamo pensato quale opera di Shakespeare avrebbe potuto avere una grande presenza della natura e della spiritualità, e The Tempest era quell’opera. Quindi abbiamo iniziato a pensare a questo film, cercando di prendere le idee interessanti che abbiamo trovato lì. E così siamo arrivati a La tempesta.


Ho dovuto adattarlo al mio interesse, quindi ho scritto tutto da capo e ho sviluppato alcune, altre, idee. Per una serie di scadenze lavorative e personali, abbiamo dovuto smettere di lavorare insieme, quindi sono rimasto io con Shakespeare, e ho dovuto adattare il film ai miei interessi. Ho dovuto riscrivere anche la sceneggiatura.


All'inizio, ho pensato di aprirlo non solo a La tempesta, ma anche ad altri luoghi, autori e branche del teatro che mi interessano. Ho introdotto un personaggio di Beckett nel film, perché se fossi dovuto andare su un'isola di personaggi, ne avrei scelto uno di Beckett, e speravo che quando avrei avuto 60 anni, e fossi andato in quell'isola, avrei portato questi personaggi.

Questo è il mio primo film di finzione, una finzione metanarrativa, perché vengo dai documentari e parlo già molto.


Non ero così convinto dalla storia dei personaggi di Beckett, e questi personaggi sono stati riadattati nella storia de La tempesta. Avevo già fatto un film sul teatro con una serie di documentari. Questo è il mio primo film di finzione, è un film metanarrativo, io vengo dai documentari.


Nei dialoghi si vede che il personaggio cerca di andare in un hotel eppure l’altro personaggio risponde soltanto con le sentenze di Shakespeare. Questo dialogo impossibile è qualcosa di ispirato al teatro dell'avventura. E' da qui che nasce questo stile metanarrativo e l'ispirazione anche a Pirandello e a Sei personaggi in cerca d'autore.


Come vedete la protagonista, Ariel, va in hotel, cerca di parlare con gli altri personaggi, prende il traghetto e anche lì cerca di comunicare con gli altri, ma loro le rispondono solo con versi shakespeariani.


Spettatore: Mi chiedevo che tipo di attori e attrici abitano questi personaggi, se sono attori o non attori, quanto tempo avete passato anche sui luoghi per costruire questa coreografia di dialoghi e di interazioni?


Lois Patiño: C'è un omaggio all'attore. Una delle reti del film era quella di cercare di creare un senso di questi diversi stili di interpretazione dell'attore. Il personaggio principale è Ariel, poi ci sono due attrici professioniste, una dall’Argentina e l'altra dalla Spagna, mentre le restanti sono persone dell’Isola.


Il film si trasforma in un cast in cui possiamo scegliere quali attori preferiremo. Questa tipologia di film accetta questa tipologia di recitazione, dal momento che sento di provenire dal documentario e questo è il mio primo esperimento metanarrativo potremmo quasi dire che è quasi proprio come un casting. (Es. Come la simbolica emersione del titolo del film dal mare con una sorta di catena di stelle che fa seguire i nomi dei suoi personaggi). Intanto vi chiedo se ci sono domande.


Ottimo, ce n'è una lì in fondo.


Spettatore: Dal momento che sono anche, credo, un amante di Shakespeare, ho amato molto ritrovare tutte queste scene nel film e pensare: «Questa è la scena con l'eroe», e quindi mi sono detto: «È molto divertente». Inoltre, trovo che l'aspetto metanarrativo sia già in Shakespeare, e che sia una parte divertente, quindi renderlo sullo schermo è fantastico.

La mia domanda è, avete già citato Pirandello e mi piace parlare dell'ispirazione, quindi nel film c'è qualche informazione anche di altri lavori su Shakespeare, ad esempio Rosencrantz e Guildenstern sono morti (T.Stoppard; 1990)?


Lois Patiño: Grazie, e sono felice che qualcuno che ha attraversato molto Shakespeare possa amare il film. Il film è stato scelto nel festival a Londra e ne sono felice perché pensavo «Ok, cosa abbiamo fatto qui con Shakespeare?» Il film è divertente e se entri nel gioco puoi divertirti.


Bellaria Film Festival Lois Patiño
Lois Patiño in Sala Astra

Spettatore: Nel testo finale, con il voice-over, quando viene detto che non si amano le descrizioni, che si stava dormendo e che tutto era un sogno… alla fine è una storia mentale che proviene da Shakespeare? Penso che il testo finale sia Sogno di una notte di mezza estate.


Lois Patiño: Sì, oggigiorno questo tipo di lavoro in teatro è già antico, ma al cinema i registi non lo fanno così spesso, oppure la distanza tra loro raddoppia. Ancor prima di mettermi a scrivere pensavo che forse i personaggi, anche se sapevano che si sarebbero nascosti, erano spaventati a morte.


Mi concentro sulle tragedie di Shakespeare e ho scritto in un stile haiku. Ho scelto le frasi che mi piacevano e ho fatto un haiku con tre o quattro frasi. Quindi ho scelto una maniera molto divertente   e molto libera di riadattare Shakespeare. Anche la parte finale è una metanarrazione ripresa proprio da Shakespeare, in particolare dalla fine di Sogno di una notte di mezz'estate. Perché si parla proprio di questa dimensione del sogno, della realtà e dei personaggi che si interrogano sul fatto di essere all'interno di una storia.


Oggi magari vedere queste opere a teatro potrebbe essere un qualcosa di obsoleto, ma non lo è sicuramente al cinema. Mi sono voluto concentrare sulla parte finale delle storie di Shakespeare, sulla morte dei personaggi, e ho cercato di estrapolare le frasi che mi piacevano di più. Il film è una produzione tra Portogallo e Galizia.

Il luogo da dove vengo, il nord della Spagna, è molto vicino al Portogallo e lì abbiamo la nostra propria lingua che è il galiziano e che è qualcosa tra lo spagnolo e il portoghese, quindi abbiamo, in qualche modo, anche tre livelli anche nella lingua.


Quando abbiamo scelto di girare il film volevamo che emergesse il sentimento di essere isolati e ciò dà un carattere speciale anche ai popoli che abitano quei luoghi, che vivono nelle Azzorre, nel mezzo dell'Oceano Atlantico. Un luogo che ha qualcosa di particolare anche per il clima. Il clima cambia molte volte e rende difficile realizzare un film di finzione ma, visto che ci stavamo concentrando sul carattere di Ariel, che è lo spirito dell'aria, abbiamo avuto bisogno di sentire il rumore del vento e della vegetazione per vedere il vento.

Lois Patiño
Ariel di Lois Patiño

Lois Patiño: Avrei un altro aneddoto sulla lingua invece. Qualche giorno fa giravo un film a Lisbona e per noi è normalissimo parlare la nostra lingua e sentire che ci rispondono in portoghese…


Perchè abbiamo scelto le Azzorre? Diciamo che sarebbe stato facile ricreare un'isola, nel cinema è possibile, ma volevamo avere la sensazione di essere davvero isolati e di trasmettere anche questa sensazione  ai personaggi che avrebbero fatto parte del film.


Tra l'altro volevamo anche che ci fosse il clima giusto per rappresentare la tempesta e le Azzorre, per ricreare l'Isola del film, si presta tantissimo, il tempo, come dicevo, cambiava spesso e anche molto velocemente e quindi questo rendeva tutto più difficile a volte, ma nelle riprese avevamo bisogno di ricercare questa mutevolezza per raccontare il personaggio di Ariel (la ragazza con la giacca arancione).

Lois Patiño Ariel
Ariel sull'Isola nel film di Lois Patiño

(Rispondendo a un’ultima domanda di uno spettatore sulle connessioni con altre opere) Lois Patiño conclude: Potremmo dire che sì c’è anche L’invenzione di Morel, oppure L’anno scorso a Marienbad (A. Resnais; 1961) anche se non ho pensato direttamente a questo mentre realizzavo il film, ma ora che l'hai detto l'ho riconosciuto. Forse è stato presente più nella mia incoscienza. Mi piace che i miei film non siano propriamente nella realtà con soli due passaggi, ma che siano ambientati in un posto ambiguo, e questo film si colloca esattamente tra la realtà e la finzione, tra la realtà e l'esperienza prima, ossia tra la vita e la morte.

Anche in Marienbad è un posto ambiguo infatti, un luogo che è molto ricco perché molto naturale, anche per il cinema. Qui, ad esempio, stiamo guardando corpi di luce e ciò racchiude l'idea di qualcosa di spirituale, come l'eterno arcobaleno.

Grazie.


BFF43
BFF43 - Una marea risale gentile

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Roma (RM), Italia

Progetto artistico critico letterario No profit a cura di Giada Ciliberto 

Giornalista Pubblicista 

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