top of page

Marianna (2024) la speranza non disatomizzata di Luigi Di Domenico

  • 8 feb
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 15 feb

«Marianna è un simbolo. Non sarà con noi domani, con spranghe, con passamontagna. Ma è proprio come noi.»
«Qua nessuno vuole la violenza.»

La frustrazione di non riuscire a mettere sulla carta i propri pensieri, o le proprie sensazioni, è la prima ad arrivare allo spettatore mentre un'aria irrespirabile attanaglia la metropoli. Mentre un attacco di panico si fa strada, e sembra di avvertire la tachicardia attraversare lo schermo, lo spettatore ha l'impressione di essersi già seduto sulla stessa tavola di llaria, ancora prima che, nella sua vita, si manifesti un'ecoterrorista dall'identità sconosciuta.

Se il terrorismo rimanesse l'unica denuncia possibile dopo essere stati costretti a indossare una maschera antigas per poter continuare a respirare sarebbe ancora credibile definirlo tale?

Questo film, ambientato nell'avvenire, non può che far empatizzare con chi oggi crede, e dunque già lotta, per il futuro del pianeta.


L'artigianato della spinta strategica è animato dalla diversa caratterizzazione dei personaggi e fa pensare a una resistenza necessaria da tutti i fronti, a una spinta dal basso credibile e a cui non ci si può sottrarre poiché già figurabile come molto più vicina di quanto possa sembrare.

Traccia e sottotraccia sembrano viaggiare paralleli nel film ispirato ad eventi reali di Luigi Di Domenico, nonostante a colpire, sin dai primi istanti della visione - e a partire, ad esempio, dalle prime due sonorità che già si insinuano nell'orecchio dello spettatore - è esattamente l'intenzione di quella sottotraccia, che sin da subito si avverte come in grado di precedere tutto quel che verrà e primeggiare finanche nella sconfitta.


Se la speranza può essere illusoria, perché spesso ridotta a se stessa, disatomizzata e rassicurante, in Marianna (2024) è la speranza a essere motore d'avviamento fatto di sola voce e inchiostro, come un brusio costante e impossibile da silenziare, nonché come fine per un solo nuovo inizio possibile. L'ingresso della musica, preceduto da un brusio, fa risuonare l'intenzione di fogli di carta accartocciati ancor prima che questi possano essere visti. Quel che arriva all'occhio dello spettatore si ravvisa con un margine di precedenza che può fare la differenza.


La forma - in Marianna (2024) - rispetta il contenuto e lo precede, per arrivare più forte della forza. Come dei secondi di silenzio assoluto che vengono sostituiti dalla sonora risposta a uno sconosciuto istinto di voler agitare una bomboletta.



Ilaria Buonaiuto (alias Ilaria/Marianna)
Ilaria Buonaiuto (alias Ilaria/Marianna)


Dalle appena accennate espressioni di llaria Buonaiuto (alias Ilaria/Marianna), che tradiscono un solo pensiero, mentre è l'intimità di una coppia sull'orlo del disfacimento a essere a fuoco, la difficoltà di starsi vicino, tra i vari segnali d'allarme, non impedisce a entrambi di avere premura per l'espressione e le difficoltà dell'altro, per le diverse ma comunicanti sublimazioni della realtà, per ogni sua arte, per ogni suo figlio.


I personaggi principali abitano un potere che non può, perché non sa, combattere contro Il Potere, eppure continua a lottare, nella paura sussurrata di essere arrestati, o uccisi.


La colonna sonora di Marianna (2024) è dinamica, non rifiuta l'adrenalina del contenuto ma abbraccia ogni alterazione cardiaca dei personaggi e degli spettatori per accompagnarla in un continuo fermento, in una perenne rinascita dal basso, lasciandoci credere che - come per Marianna nell'ascolto della musica - possa essere in grado di superare qualsiasi dissolvenza in nero.

Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione

Roma (RM), Italia

Progetto artistico critico letterario No profit a cura di Giada Ciliberto 

Giornalista Pubblicista 

  • colibrìcinématographique - Onda Collettivo - Produzioni
  • Youtube
  • LinkedIn
Proposte di collaborazione

Contattaci

bottom of page