Il movimento della resistenza in Passing Dreams (2024) di Rashid Masharawi
- 27 feb
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Oscillando tra la pazienza e la sconfinata empatia di uno dei suoi protagonisti, nell’ultimo film di Rashid Masharawi la presenza dello zio Kamal, in scena, sembra rinnovare costantemente un etico invito rivolto allo spettatore. Attraverso la figura dello zio del piccolo Sami, il regista palestinese sembra volerci consigliare di fare ora quel che è importante per noi e di farlo senza pensare troppo alle sue conseguenze. Chissà se questo invito sia volto a disinnescare sia l’oppressore che la propria colpa, ma in ogni caso appare come un incentivo a non arrendersi, proprio come farebbe un vero reporter.
Sami è il nome del bambino protagonista del flim di Masharawi e lo incontriamo permeato da un'inesauribile e sempre più intima ricerca di un piccione appena volato via. Quest'ultimo, nel frattempo, proprio come la sua gabbia vuota, sembra essere il decisivo pretesto per poter fare come si desidera.
Presentato durante lo scorso anno in occasione dei MedMeetings, con una sceneggiatura che risale a 2 anni fa, Passing Dreams (2024) è un film realizzato da Rashid Masharawi, il regista presentatosi agli Oscar con From Ground Zero. Del suo film con Sami, che affronta un tema di cui è importante parlare ora, sappiamo che è stato girato in 6 mesi nonostante si svolga nell'arco di un solo giorno.

Questo film si muove sul simbolismo - spiega il regista - È un road movie e la storia è muoversi. Nonostante ci siano molte storie da raccontare, mi importava far vedere che una sola casa palestinese fosse occupata per contenerle tutte. (Una casa che potesse, quindi, contenere molte storie).
Realizzare un film di fiction è difficile in Palestina. - continua il regista - La troupe doveva essere molto informata su quello che ogni giorno accadeva intorno. Per questo motivo per farlo abbiamo avuto bisogno di un piano A, di un piano B e di un piano C, e – molto spesso – si è optava per il piano C.
Sui bambini che hanno partecipato alle riprese, invece, il regista allude al fatto che questi ultimi: conoscevano doppiamente i significati dello spostarsi, di ciò che questo movimento comportava, anche i più profondi.
Dall’intervento di uno spettatore in sala nel frattempo – e al quale il regista risponde dicendo: di essere felice di poter vedere il film attraverso i nostri occhi – si evince come (seppur muovendosi abilmente nella fiction): questi sogni transitino, superando i check-point, mostrando la difficoltà (oggettiva) di attraversare il Paese.
Poiché: il film si apre invitando lo spettatore ad assistere alla lavorazione del legno di un artigiano palestinese per poi seguire con lo sguardo un bambino che, senza timore, va incontro ai soldati israeliani a uno dei check-point:
Continuiamo a raccontare la stessa storia, lo stesso sogno, con il desiderio che la speranza sia la resistenza.
Fisicamente non potevamo filmare ma lo abbiamo fatto lo stesso. (È, forse, una delle metafore del fatto che:) Abbiamo imparato a trovare soluzioni.
Frasi chiave da Passing Dreams:
I piccioni non devono passare per i posti di blocco e per le strade.
Ricordati di tornare.
Se il piccione vuole volare, lasciamolo volare.
Non posso fargli visita, allora vorrei addestrare il piccione a inviare messaggi.
Non volevo ingannarlo ma soltanto farlo felice.
Come se non abbia di meglio da fare.



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