Dialogo con la traccia di oggetti inanimati, Nelle mani (2024) di Giorgia Navarra
- 22 feb
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 26 feb
Come possono le mani riassumere il crearsi di un intimo rapporto tra la camera maieutica e le testimonianze?

Nel film di Giorgia Navarra la lavorazione della paglia in presa diretta risveglia le tradizioni del passato attraverso una lente molto personale. Per ogni artigiano che la camera maieutica introietta, e che presenta allo spettatore, si riesce ad accedere in medias res a un diverso flusso di pensiero. Quel che mostra Nelle Mani infatti è uno scenario in cui quel che è inquadrato mentre si crea si ricorda, e dunque in cui tutto si ricrea nuovamente.
Mentre lo spettatore si trova di fronte alla scoperta delle difficoltà manuali che, ad esempio, l'estrazione dell'argilla comportava nei decenni precedenti si affianca a questo racconto quello di un reale apprendimento delle procedure di realizzazione dell'artigianato, che diventa infine - attraverso l'occhio che guarda in camera - l'essenza della donna o dell'uomo che la lavora.
La camera appare totalmente immersa nell'atmosfera dei molteplici luoghi che arrivano a comporre un solitario itinerario pugliese. Piazze e piccoli scorci che, negli esterni, appaiono allo spettatore quasi come magicamente disabitati al momento della ripresa, fatta eccezione per alcune solitarie presenze in attesa.
Queste ultime appaiono allo spettatore come delle metafore visive della volontà della registra di risvegliare un'anima che, prima di scomparire, volteggia ancora nella creazione di oggetti inanimati. Oppure l'intuizione, ancor prima dell'esplicitazione del ricordo, secondo cui proprio quegli oggetti, ora rimaneggiati dagli eredi artigiani, possano essere stati, una volta, una fonte tanto preziosa per i loro predecessori da venire a lungo considerati come dei veri e propri mestieri.
Il film lascia scoprire allo spettatore un modo non invasivo di ascoltare la voce delle testimonianze. Di inquadrare i gesti di un'umanità che traspone manualmente sempre qualcosa di personale e di originale. Dettagli che donano infine allo spettatore un'alta speranza sulla conservazione di quel che fino a quel momento ha curiosamente appreso.
Nelle Mani - oltre a una visione non turistica dei luoghi che la regista ha momentaneamente abitato nel suo viaggio - mostra anche in che modo la lentezza possa essere spesso sotto valutata dall'Uomo oppure confusa con qualcos'altro, quando invece potrebbe ben rappresentare l'andamento della vita.
Il film di Giorgia Navarra sembra voler iniziare con questa premessa eppure, oltre ad essere un prezioso documentario etnografico, appare sottotraccia come un intimo diario di bordo. Pagine immateriali di un viaggio in cui la sua protagonista è anche destinata a scoprire, in soggettiva e per la prima volta, la sua terra d'origine.
Nelle mani è la visiva e uditiva metafora di un intreccio tra intima scoperta, decorata introspezione e quasi un'infantile meraviglia. Il film dona la massima apertura al desiderio di raccontare senza interferenze quel patrimonio immateriale di una dapprima pressoché sconosciuta e ora sempre più familiare collettività.



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